Un post tutto suo sul mio blog Marco Palamidessi se lo merita! Giovane critico d'arte lucchese, nonché curatore della mia mostra di pittura "Le stanze di Ovidio" presso la Fondazione BMl.
Ecco quello che ha scritto sulla mostra:
Create miti su voi stessi,
anche gli dèi hanno cominciato così.
Stanislaw J. Lec
Non sono mai stato sicuro che la morale della storia di Icaro dovesse essere:
“Non tentare di volare troppo in alto”, come viene intesa in genere,
e mi sono chiesto se non si potesse interpretarla invece in un modo diverso:
“Dimentica la cera e le piume, e costruisci ali più solide”.
Stanley Kubrick
COME GLI DÈI
di Marco Palamidessi
Fin dall'inizio della sua incipiente carriera, la giovane Elisa Pasquini ha sempre assecondato l'impellente bisogno di esprimersi e di comunicare attraverso i modi ed i gesti del disegno e della pittura, rappresentando immagini e tematiche strettamente connesse alla quotidianità e alla storia, alla moda e alla sfera pubblicitaria, alla fotografia e al design, al cinema e alla letteratura, nonché a quel mare magnum che è il vasto e munifico repertorio della rete web. La volontà di riappropriarsi dell'arte già esistente è fortemente connessa ad esigenze e motivazioni personali: personaggi reali o immaginari, situazioni che appartengono alla fantasia o alla memoria collettive, nella pittura di Elisa emergono non soltanto come valore culturale attualissimo e universale, ma anche come modelli visivi da rielaborare in uno stile pittorico nato agli albori dell'arte contemporanea. La ragione di questa serie di tele fresche di cavalletto, dove il classico si fa materia di una trasmutazione stilistica contemporanea, va rinvenuta nell’ambiziosa intenzione di affrontare e reinventare preesistenze iconografiche della pittura e della scultura, ossia quei capolavori dell'arte che interpretano i brani di una delle opere più significative della letteratura latina: Le metamorfosi, l'eterno poema epico di Ovidio, ammirato e celebrato nei secoli come straordinario repertorio di miti e di prodigi, che copre un arco temporale che va dal Caos, stato primordiale di esistenza da cui emersero gli dèi, fino alla morte di Giulio Cesare.
L'artista lucchese ben sa dimostrare capacità di osservazione e interesse per gli exempla dell’iconografia storica come per quelli della contemporaneità - molti dei quali iperconosciuti, mitizzati anche grazie alla riproducibilità tecnica e alla diffusione massmediatica - nonché l'apprezzabile cura di ogni minimo dettaglio nel processo di traduzione stilistica che sta alla base di ogni sua creazione. Nelle tele i miti ovidiani, pur mantenendo le pose ed i gesti dei modelli di riferimento, subiscono come un'ulteriore metamorfosi pittorica, per mezzo di uno stile che si distingue per l'immediata capacità e forza comunicativa. Attraverso una sintassi figurale caratterizzata da linee espressive sintetizzate, di contorno a campiture cromatiche piatte e uniformi, stesure saturate che azzerano chiaroscuri e mezzetinte, Elisa Pasquini ci presenta tele davanti alle quali l'attenzione dell'osservatore, complice l'annullamento dell'impostazione prospettica dello spazio, si focalizza giocoforza sui soggetti principali, sui protagonisti delle storie metamorfiche. Elisa Pasquini ci accompagna così attraverso una galleria di personaggi mitologici, protagonisti di prodigi e trasformazioni fantastiche; di storie di innamoramenti e fatali attrazioni, di rapimenti e di fughe da amori irrefrenabili; di racconti di
ninfe rifiutate e consumate dall'amore; di punizioni inflitte a uomini o donne che hanno osato sfidare le divinità; di mutamenti subiti da fanciulle come da eroi o semidei; di vendette e violenze, inganni e tradimenti. Storie come quella di Eco, innamorata di Narciso, che si riduce allo stato di semplice suono, mentre Narciso, innamoratosi della propria persona, si consuma fino alla morte, trasformandosi nel fiore che porta il suo nome; come quella di Giove, che sedusse la maggior parte delle sue vittime assumendo le sembianze più disparate; come quella di un re che ottenne la facoltà di tramutare in oro qualsiasi cosa egli toccasse, e che qui assume la fisionomia, in perfetta ed ironica metamorfosi pop, della mascotte di una celeberrima catena internazionale di ristoranti fast food.
In queste stanze, che ben si prestano al gioco di rimandi ideali fra passato e futuro, trovano posto anche famose eroine del mito greco, che nelle sue Eroidi Ovidio concepisce come autrici di epistole immaginarie, intense lettere d'amore o di dolore, scritte ai loro mariti o innamorati.
E così incontriamo un'Arianna abbandonata dal malvagio Teseo sull'isola di Nasso, con alle spalle il labirinto di Creta nelle forme di quello scolpito nel portico del Duomo di Lucca; accanto, una Medea nelle sembianze della Statua della Libertà, terribile con il pugnale grondante del sangue dei figli uccisi, che si staglia maestosamente sulla Stars and Stripes. I personaggi ovidiani paiono intrattenere fra loro un dialogo muto, eloquente come il silenzio, nella consapevolezza di essere, stavolta, un trait d'union tra la contemporaneità ed il glorioso passato dell'arte e della poesia. Rappresentando altresì un gioioso omaggio sia al grande sulmonese, gigante della letteratura di tutti i tempi, sia ai grandi pittori e scultori della storia, che di quelle metamorfosi furono anch'essi magnifici cantori.
Elisa Pasquini e Marco Palamidessi all'inaugurazione della mostra "Le stanze di Ovidio". |
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